La decorazione della FB80 donata dalla filiale La Marzocco Australia a Piero e Guido riporta sui tre pannelli la rappresentazione di Acqua, Terra e Fuoco, elementi primari per il caffè, dipinti da un’artista appartenente ad una comunità aborigena, Sean Bundjalung, secondo le regole e le tradizioni della sua gente. Il messaggio che l’opera vuole trasmettere è di incontro, di supporto e di collaborazione, con i vari sentieri visti dall’alto che convergono sui centri di ritrovo. Una vera e propria rete che nasce da un lavoro paziente e delicato. Damien Moore ci ha spiegato ciò che contraddistingue questo movimento.
L’arte aborigena, dai suoi albori fino a quella contemporanea, si basa su storie antichissime (Jukurrpa) tramandate oralmente di generazione in generazione e da sempre praticamente invariate: storie e simboli incentrate sulla ‘Dreamtime’, il periodo in cui gli Aborigeni credono che il mondo sia stato creato.
Gli aborigeni australiani non possiedono una lingua scritta, e così queste storie si basano sui simboli e sulle informazioni presenti nei disegni, che accompagnano non solo le storie raccontate, ma anche la danza o il canto.
Ogni dipinto è a tutti gli effetti una storia visiva e può avere molti livelli di significato e può essere utilizzato anche per scopi diversi. L’interpretazione dei simboli nel disegno può variare a seconda del pubblico. Le storie rivolte a bambini hanno un forte aspetto educativo e comportamentale – un po’ come una combinazione tra le enciclopedie occidentali e le favole di Esopo, dove ci possono essere informazioni e/o una morale della storia. La stessa storia assume una forma di livello molto diverso e più alto se si rivolge ad anziani iniziati.
Gli artisti aborigeni tradizionali non possono dipingere una storia che non appartiene alla loro discendenza familiare. E per dipingere una storia particolare devono avere il permesso, specialmente quelle contenenti informazioni segrete o sacre.
La più antica forma di arte aborigena era la pittura su corteccia, ma ne restano poche testimonianze. Non solo la corteccia si deteriora nel tempo, ma anche i colori ocra hanno una durata relativamente breve, essendo tinture naturali.
Tradizionalmente, i dipinti che ora si vedono su tela, venivano graffiati o disegnati su pareti di roccia, sul corpo o sugli articoli cerimoniali e, soprattutto, disegnati sulla sabbia. Nel 1971, l’insegnante Geoffrey Bardon, lavorando con i bambini aborigeni in Papunya, notò che gli aborigeni, mentre raccontavano storie di altri, disegnavano simboli nella sabbia. Li incoraggiò a mettere queste storie su cartone e tela. Dipingere le loro storie su superfici di forma rettangolare era un concetto occidentale totalmente estraneo al loro mondo.
La tecnica dei puntini è stata usata dagli aborigeni perché l’uomo bianco non fosse in grado di vedere e capire ciò che per loro era sacro e privato.
La cultura aborigena è complessa e ricca di insegnamenti spirituali, conoscenze e comportamenti culturali, nonché di competenze pratiche necessarie per sopravvivere. Ha sia valore artistico che antropologico. Anche le opere dipinte in tempi recenti possono beneficiare ugualmente di un posto in una galleria di arte moderna o di un museo.
L’arte ha portato gli aborigeni australiani ad un maggior grado di rispetto di sé e una fonte importante di reddito. Mentre gli artisti più anziani insegnano alla generazione più giovane, gli occidentali ammirano la bellezza e la spiritualità di questa arte e questo nuovo interesse e il rispetto per gli aborigeni hanno portato a superare i vecchi stereotipi per costruire forti ponti di comprensione.